ADACI Associazioni Italiana Acquisti e Supply Management
10/02/2017

Internazionalizzazione degli acquisti e saggio di sviluppo economico dei vari Paesi – Da Approvvigionare Novembre 2016

In un sistema economico sempre più globale e competitivo, una delle scelte strategiche del buyer è decidere dove comprare, sapendo che la dinamica evolutiva dei mercati può cambiare nel tempo la convenienza delle sue scelte. Ogni compratore deve analizzare periodicamente le opportunità offerte dai vari mercati e comprare dove conviene farlo, minimizzando costi totali e rischi. La transizione locale-regionale-globale o domestic-nearshore-offshore non è semplice, implica scelte oculate ed economicamente irreversibili nel breve periodo, flessibilità organizzativa e adeguate capacità gestionali.

Negli anni ’50 comprare all’estero ciò che era reperibile localmente, era quasi sacrilego; negli anni 2000 lo slogan USA era: “se non compri o delocalizzi in Cina il fallimento è quasi certo.” Attualmente la Cina è meno competitiva e Vietnam e Paesi limitrofi sono la meta di molti compratori. In futuro alcuni Paesi africani competeranno con quelli del Far-East, dopo di che faremo scouting nella nostra galassia.

I motivi alla base dell’internazionalizzazione degli acquisti sono sostanzialmente tre:

• prezzi minori, a causa del minor costo di manodopera e utilities;

• economie di scala, dovute alle maggiori quantità prodotte e alle metodologie produttive utilizzate;

• beni o soluzioni tecniche non esistenti localmente.

Il differenziale del costo del lavoro si va progressivamente riducendo e tra vent’anni rappresenterà una variabile minore, sostanzialmente compensata dal differenziale dei costi logistici. L’impatto delle economie di scala continuerà a rilevare, soprattutto in relazione all’offerta cinese, , , caratterizzata da una domanda interna molto elevata; ma anche in questo caso il suo effetto sarà parzialmente compensato dall’aumento del costo delle scorte associato agli acquisti offshore.

Per quanto attiene alla terza motivazione – beni o soluzioni tecniche non esistenti localmente – non è ragionevole prevedere variazioni sostanziali nel prossimo futuro. Le materie prime continueranno a mancare in determinati Paesi e le soluzioni innovative riguarderanno un sempre maggior numero di protagonisti e Paesi. La distribuzione in real-time dell’informazione riduce costantemente il time-to-market dei follower, ovvero il tempo che essi impiegano a “copiare” i prodotti lanciati dai leader, e questi saranno sempre più spinti ad innovare per riprendersi quel vantaggio competitivo che consente maggiori margini di guadagno.

 

 


 

C’è quindi da aspettarsi una continua proliferazione dell’innovazione, sia di prodotto che di processo, un’ulteriore riduzione del ciclo di vita dei prodotti e un maggior rischio di obsolescenza delle scorte di magazzino. L’attività di market intelligence del buyer dovrà quindi diventare più frequente e sistematica e tener conto di un sempre maggior numero di variabili.

Grado di Sviluppo Economico del Paese

Nella scelta dei paesi da considerare nel piano di internazionalizzazione degli acquisti, è opportuno tener conto del:

• grado di sviluppo economico dei Paesi considerati, intendendo per tale le caratteristiche della loro infrastruttura economico-industriale, finanziaria e logistica;

• grado di recepimento nella legislazione locale dei principi del commercio Internazionale, quali l’effettiva autonomia decisionale delle parti e la tutela delle obbligazioni contrattuali e dei rimedi previsti per i casi di inesatto adempimento e inadempimento.

Indice di sviluppo economico degli Analisti Finanziari

Fonte: FTSE Country Classification Process, September 2015

Trattasi di indicatori prodotti da analisti finanziari quali: FTSE, MSCI, S&P, Dow Jones e Russel, per facilitare le scelte degli investitori. Il FTSE è il più diffuso ed è costruito su fattori eminentemente finanziari.

La matrice di qualità del Financial Times Stock Exchange (FTSE) classifica i Paesi in “evoluti” e “in via di sviluppo”, prevedendo per questa categoria ben tre suddivisioni: mercati emergenti avanzati, mercati emergenti secondari e mercati di frontiera.

Matrice di Qualità dei Mercati FTSE

> Developed Markets (Mercati evoluti)

> Advanced Emerging Markets (Mercati Emergenti Avanzati)

> Secondary Emerging Markets (Mercati Emergenti Secondari)
> Frontier Markets (Mercati di Frontiera)

[Mercati meno sviluppati, consolidati ed internazionalizzati

in termini di scambi rispetto agli emergenti.]

Al mondo esistono oggi 247 Paesi e città stato, 25 classificati come “evoluti”, 21 come “emergenti” e 26 classificati come “mercati di frontiera”. Per gli analisti finanziari, 175 Paesi rimangono inclassificati.

Per significare l’elevato saggio di rischio che li caratterizza, i romani direbbero “hic sunt leones” (qui ci sono i leoni).

Internazionalizzazione degli acquisti e saggio di sviluppo economico dei vari Paesi

Indice di Libertà Economica

È un indice che stima il grado di libertà economica, considerata come assenza di ostacoli da parte dello Stato all’agire individuale, attraverso dieci parametri.

Creato nel 1995 dall’Heritage Foundation e dal The Wall Street Journal, assegna ai Paesi un punteggio variabile da 0 a 100, suddividendoli in cinque categorie:

Indicatore di Prestazione Logistica – Logistic Performance Index (LPI)

La logistica, intesa come “flusso di informazioni e merci efficiente, efficace e affidabile”, costituisce la spina dorsale delle supply chain internazionali e uno dei presupposti per lo sviluppo economico di ogni Paese. L’indicatore di Prestazione Logistica ha carattere biennale ed è pubblicato dalla Banca Mondiale in collaborazione con università e grandi imprese. È la sintesi ponderata di circa 5.000 valutazioni per ogni Paese effettuate da oltre 1.000 spedizionieri in 160 Paesi. Esso è focalizzato su:

• efficienza dei processi doganali;

• qualità del sistema infrastrutturale commercio-trasporti (infrastruttura stradale, ferroviaria, portuale e aeroportuale; siti per immagazzinaggio e modalità di carico e scarico);

• facilità di organizzare spedizioni competitive;

• qualità dei servizi logistici effettuati;

• capacità di monitorare e tracciare le spedizioni (infrastruttura ICT);
• frequenza di effettuazione delle spedizioni nei tempi previsti;

ed ha valori crescenti da 1 a 5 in relazione alla validità media delle prestazioni rilevate.

Grado di recepimento nella legislazione locale dei principi del commercio internazionale o ratifica della Convenzione delle Nazioni Unite sulla Vendita internazionale di Merci

Prima di dar inizio ad un rapporto di fornitura complesso con un fornitore straniero è opportuno avere un’idea del grado di liberalizzazione della legislazione locale, per conoscere l’autonomia negoziale di cui godono le parti e le norme imperative che la limitano. Per farlo in termini professionali si dovrebbe sottoporre il caso ad uno studio legale locale, spendere varie migliaia di euro ed attendere non meno di tre-quattro settimane per un parere qualificato.

Per avere una prima idea circa il grado di apertura ai principi del commercio internazionale della legislazione locale si può verificare se il Paese in questione ha ratificato la Convenzione delle Nazioni Unite sulla Vendita internazionale di merci, detta anche Convenzione di Vienna del 1980. Questa prevale infatti sul diritto interno dei Paesi firmatari e, per le materie dalla stessa trattate, regolamenta in modo uniforme il nostro contratto. Se il nostro fornitore ha la propria sede d’affari o “place of business” in un Paese sottoscrittore della convenzione, possiamo stare relativamente tranquilli, in quanto non dovrebbero esistere norme cogenti di diritto internazionale privato per le materie trattate dalla stessa; se viceversa il Paese in questione non l’ha ratificata, potrebbe essere opportuno consultare uno studio legale, come più sopra indicato.

Flashes Sulla Convenzione di Vienna del 1980

• Prevale, per le materie trattate, sul diritto internazionale privato degli stati aderenti.

• Unifica i principi di base del commercio internazionale ed è, di fatto, la legge nazionale di 85 Paesi.

• È tradotta ufficialmente in 6 lingue: Arabo, Cinese, Inglese, Francese, Russo e Spagnolo (una sorta di lingua franca).

• Assicura che, in relazione alle materie dalla stessa trattate, non esistono nei Paesi sottoscrittori leggi imperative o cogenti contrarie al suo disposto.

• Presuppone la scelta della legge applicabile, es. italiana, per le tematiche non trattate dalla stessa.

Contratti, Contratti Complessi e Contratti

Internazionali Autonormati.

[Detti anche ad autoregolamentazione o self regulatory – drafting style anglosassone]

Gli aspetti contrattuali rivestono un’importanza rilevante per il buon esito di un accordo commerciale e vanno affrontati ben prima della trattativa finale, ponendo attenzione:

• al tipo di rapporto di fornitura che si intende instaurare;

• alle attività che dovranno essere sviluppate dal fornitore aggiudicatario;

• alle singole fasi del rapporto che si intende instaurare.

In sintesi, è necessario definire il quadro giuridico in cui si sviluppa e a cui è assoggettato il rapporto di fornitura che si intende mettere in essere.

Queste tematiche vengono spesso sottovalutate, con due possibili conseguenze:

• il fornitore le disciplina nel modo a lui più favorevole;

• il contratto è scarsamente definito e presenta rischi più o meno elevati di liti o controversie che non sempre potranno essere risolte in via amichevole.

Tenuto conto che l’adeguata strutturazione di un contratto complesso e/o internazionale è determinante per il successo dell’azienda, è opportuno redigere testi contrattuali dettagliati, e completi che prevedano e disciplinino ogni attività che dovrà essere eseguita e ogni possibile evento o ostacolo che possa accadere nel periodo di vigenza del contratto stesso, impedendone o rischiando di pregiudicarne il regolare svolgimento.

Il contesto in cui si sviluppa una transazione commerciale o un rapporto di fornitura con l’estero è caratterizzato dalla diversità di sistemi giuridici, dalla differenza di usi e consuetudini, da significati diversi attribuiti a termini di uso comune. Questo rende necessario un attento esame:

• delle clausole da inserire per ricercare la modalità espositiva più idonea in relazione alla legislazione e modus operandi del Paese in cui risiede il fornitore,
• delle caratteristiche e peculiarità specifiche del fornitore stesso,
• degli obiettivi che ci si prefigge,

• dei volumi e delle criticità della fornitura,

• circa l’opportunità di disciplinare le modalità esecutive di alcune delle attività da sviluppare,
• delle componenti valutarie, economico-finanziarie e logistiche della fornitura,
• delle garanzie e tutele di cui è opportuno disporre.

www.adaci.it