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La Cina ribadisce l’impegno per le riforme, aprendo a “due sessioni”: apertura ad alti standard e opportunità di sviluppo con il mondo

Durante le sessioni annuali in corso dell’assemblea legislativa nazionale cinese e del massimo organo consultivo politico, le prime dalla terza sessione plenaria del 20° Comitato centrale del Partito comunista cinese, tenutasi lo scorso luglio e incentrata sulle riforme, la riforma è stata nuovamente evidenziata in un ampio spettro di settori, che spaziano dallo sviluppo rurale al miglioramento dei sistemi fiscali, tributari e finanziari, fino all’istruzione e all’assistenza sanitaria.

L’agenda delle “due sessioni” ha inoltre sottolineato l’impegno della Cina nell’ampliare gli elevati standard di apertura e stabilizzare il commercio estero e gli investimenti esteri.

“Indipendentemente dai cambiamenti nell’ambiente esterno, dovremmo restare fermi nel nostro impegno ad aprire”, ha affermato un rapporto di lavoro governativo presentato alla legislatura nazionale cinese per la deliberazione mercoledì. “Dovremmo espandere costantemente l’apertura istituzionale e prendere l’iniziativa di aprire di più e promuovere l’apertura unilaterale in modo ben ordinato, per promuovere la riforma e lo sviluppo attraverso una maggiore apertura”.

PERCHÉ È IMPORTANTE

L’impegno della Cina verso le riforme e l’apertura si riflette negli ultimi sviluppi nella provincia insulare più meridionale del paese, Hainan, dove il porto di libero scambio inizierà le operazioni doganali indipendenti nel 2025.

A margine delle “due sessioni”, Cai Qiang, legislatore nazionale e vicedirettore dell’Ufficio del Comitato operativo del porto franco di Hainan, ha affermato che il sistema fiscale su misura per il porto franco di Hainan sta prendendo forma e che saranno compiuti sforzi per migliorare ulteriormente le sue politiche fiscali preferenziali.

Secondo il rapporto di lavoro del governo, quest’anno la Cina si è impegnata ad accelerare l’attuazione delle politiche fondamentali per il porto di libero scambio e a migliorare le politiche di apertura e sviluppo delle zone di sviluppo economico.

Dall’approfondimento delle riforme nelle sue zone economiche speciali già istituite all’ulteriore allentamento delle restrizioni all’accesso al mercato per gli investimenti, la Cina ha costantemente sostenuto le riforme e l’apertura, stimolando il suo sviluppo di alta qualità e condividendo le opportunità con il resto del mondo.

Dal 1978, le riforme e l’apertura hanno trasformato un paese un tempo impoverito in una potenza economica orientata al mercato, con il PIL pro capite della Cina in aumento da 156,4 dollari USA nel 1978 a 12.614,1 dollari nel 2023.

Nel 2024 il PIL della Cina è cresciuto del 5% su base annua, classificandosi tra le principali economie in più rapida crescita al mondo e continuando a contribuire per circa il 30% alla crescita economica globale.

Tuttavia, le sfide permangono. A livello nazionale, il paese si trova ad affrontare venti contrari, tra cui una domanda insufficiente per rafforzare la sua ripresa economica, promuovendo al contempo uno sviluppo guidato dall’innovazione. A livello globale, le aziende devono destreggiarsi tra crescenti tensioni commerciali, crescente protezionismo e l’ultima ondata di rivoluzione tecnologica che sta rimodellando settori, modelli di produzione e stili di vita.

La leadership cinese ha chiarito che le sfide derivanti dalle riforme e dall’apertura possono essere risolte solo proseguendo con le riforme e l’apertura, dimostrando una ferma determinazione ad affrontare i rischi e gli ostacoli sul cammino da percorrere.

La Cina punta a un tasso di crescita economica di circa il 5% quest’anno, poiché i decisori politici sono determinati a garantire una ripresa costante attraverso misure decisive ed efficaci.

“Approfondendo le riforme, l’apertura e l’innovazione in tutti i settori e aumentando l’intensità delle nostre politiche macroeconomiche, svilupperemo nuovi motori di crescita e avremo la capacità e le condizioni per raggiungere questo obiettivo”, secondo un rapporto del Consiglio di Stato sull’attuazione del piano 2024 per lo sviluppo economico e sociale nazionale e sulla bozza del piano 2025, sottoposto mercoledì all’esame dei legislatori.

Liao Wenbin, legislatore nazionale e sindaco della città di Yibin, nella provincia sud-occidentale cinese del Sichuan, vede il 2025 come un anno cruciale per un ulteriore e più completo approfondimento delle riforme e dell’apertura, affermando che le riforme sono destinate ad aprire uno spazio più ampio per uno sviluppo di alta qualità del Paese.

COSA SIGNIFICA PER IL MONDO

Sebbene le “due sessioni” si concentrino principalmente sulle politiche di sviluppo interno della Cina, lo sviluppo di alta qualità della Cina sta creando sempre più opportunità condivise per il mondo e il suo mercato aperto sta diventando veramente globale.

In un mondo pieno di incertezze, le “due sessioni” in corso hanno inviato un messaggio inequivocabile: la Cina è impegnata ad ampliare l’apertura ad alti standard e continua a condividere opportunità di sviluppo con il mondo.

Secondo il rapporto di lavoro governativo di quest’anno, la Cina amplierà la cooperazione internazionale aprendosi ulteriormente per promuovere un maggiore rafforzamento reciproco e un’interazione positiva di livello più elevato tra i flussi economici nazionali e internazionali.

“L’apertura è stata un fattore determinante per lo sviluppo della Cina e il governo cinese resta fermo nel suo impegno a promuovere l’apertura, spingendo per aprire ancora di più le sue porte”, ha dichiarato mercoledì Shen Danyang, direttore dell’Ufficio di ricerca del Consiglio di Stato, in una conferenza stampa, illustrando il rapporto.

Il rapporto di quest’anno delinea diverse nuove misure per l’apertura, evidenziando gli sforzi per promuovere un ambiente imprenditoriale di prim’ordine, orientato al mercato, basato sulla legge e internazionalizzato, ha affermato Shen.

Cogliendo le nuove opportunità del Paese, giganti stranieri come Tesla e BMW hanno ampliato la loro presenza in Cina, sfruttando i suoi vasti ecosistemi industriali e il suo mercato di consumo per promuovere innovazioni nei settori dei veicoli elettrici, delle energie rinnovabili e dei materiali avanzati.

Un recente rapporto della Camera di commercio americana nella Cina meridionale mostra che circa il 58 percento delle aziende straniere intervistate considera la Cina una delle tre principali priorità di investimento e il 76 percento prevede di reinvestire nel paese nel 2025.

Jiang Ying, presidente di Deloitte Cina e consigliere politico nazionale, ha sottolineato che l’impegno costante della Cina verso un’apertura di alto livello attirerà maggiori capitali e tecnologie internazionali sul mercato cinese, rafforzando al contempo la portata globale dei prodotti e dei servizi cinesi.

https://english.cctv.com/2025/03/10/ARTIBZq4fHEPP4dxgLq4TggH250310.shtml?spm=C69523.PREmHITS7XIG.M3v2f1PS6DTC.12

Msc (Til), Blackrock e Gip rilevano i terminal container di Hutchison (Panama inclusa)

Rilevato l’80% della capogruppo che gestisce 43 terminal in 23 nazioni e il 90% della controllata operativa ai lati del canale centroamericano per circa 22,8 miliardi di dollari

A poche settimane dalle tensioni fra Usa e Panama sulla nazionalità dei soggetti che gestiscono i traffici marittimi del Canale, i principali terminal container presenti ai due lati dell’infrastruttura, nei porti di Balboa e Cristobal, passano di mano.

Con una nota congiunta, infatti, il gruppo di Hong Kong CK Hutchison in veste di venditore e un consorzio acquirente composto da BlackRock Inc., Global Infrastructure Partners e Terminal Investment Limited (queste due emanazioni del gruppo Msc), hanno annunciato un’operazione di compravendita che riguarderà il 90% del capitale detenuto da Hph in Panama Ports Company (che gestisce i due summenzionati terminal centroamericani) e l’80% di CK Hutchison che possiede, gestisce e sviluppa 43 terminal comprendenti 199 banchine in 23 paesi. Esclusi dall’operazione il Trust Hph, che gestisce terminal a Hong Kong, Shenzhen e in Cina meridionale, e qualsiasi altro porto in Cina.

La transazione panamense sarà soggetta alla conferma da parte del governo di Panama dei termini proposti per l’acquisto e la vendita, prevista entro e non oltre il 2 aprile 2025. Il valore aziendale complessivo per il 100% del perimetro di vendita dei porti di Hutchison Port Holding, inclusi i porti di Panama, è stato concordato a 22,8 miliardi di dollari Usa.

 Secondo la nota inoltre “l’acquisizione del perimetro di vendita dei porti di Hutchison procederà in modo accelerato, subordinatamente alla conduzione da parte del consorzio BlackRock-TiL della normale e usuale due diligence di conferma, alla definizione della documentazione definitiva, alla ricezione di eventuali approvazioni normative necessarie”.

Il presidente di TiL e presidente del gruppo Msc Diego Aponte ha affermato: “Il nostro rapporto con Hutchison Ports ha una lunga storia ed è un rapporto di reciproco rispetto e amicizia. Inoltre, siamo molto lieti di collaborare con BlackRock e Global Infrastructure Partners, con cui condividiamo un rapporto di lunga data e formidabile. Abbiamo una grande stima del team dirigenziale di Hutchison Ports e, se questa transazione si conclude, non vediamo l’ora di accoglierli nella nostra famiglia allargata. Siamo molto concentrati su questo settore e sappiamo che l’investimento in Hutchison Ports sarà un investimento molto redditizio a livello commerciale”.

Parlando a nome di CK Hutchison, il co-amministratore delegato Sig. Frank Sixt ha commentato: “Vorrei sottolineare che la transazione è di natura puramente commerciale e del tutto estranea ai recenti resoconti politici sui porti di Panama”.

https://www.shippingitaly.it/2025/03/04/msc-til-blackrock-e-gip-rilevano-i-terminal-container-di-hutchison-panama-inclusa/

La dipendenza dalla Cina pesa nell’accordo sui minerali che gli USA vogliono dall’Ucraina

Trump starebbe puntando alle terre rare dell’Ucraina per diminuire la dipendenza strategica degli USA dalla Cina, che detiene un quasi monopolio di questi minerali critici.
La rottura tra USA e Ucraina ha portato allo stop degli aiuti militari e all’accordo tra i due Paesi sulle terre rare.
Donald Trump ha dichiarato di volere ottenere 500 miliardi di dollari (477 miliardi di euro) in concessioni minerarie ucraine, per compensare gli aiuti militari USA inviati finora e quelli futuri.
Ma l’interesse del presidente USA va anche in un’altra direzione, un piano strategico di riequilibrio commerciale nei confronti della Cina.

 

Qual è l’obiettivo non dichiarato dell’accordo degli USA con l’Ucraina sui minerali
Fin dal suo primo mandato, Trump si è dedicato a “rendere l’America di nuovo grande”, colpendo la Cina con dazi per proteggere il settore manifatturiero nazionale.
Tuttavia, dato il sistema globale di produzione e approvvigionamento, gli USA devono affrontare tra le altre sfide la dipendenza dalla Cina per la fornitura di minerali critici per l’industria high-tech.
Ciò rende i colloqui di pace tra Ucraina e Russia cruciali anche per la politica commerciale avviata da Trump.
Il presidente degli USA ha raddoppiato al 20 per cento i dazi sulle importazioni di merci cinesi, il 5% in meno rispetto ai prelievi doganali imposti a Canada e Messico a partire da questo martedì.
Molti si sono chiesti il motivo dei dazi meno aggressivi contro Pechino e la risposta potrebbe essere nel fatto che gli USA dipendono ancora dalle cosiddette “terre rare” cinesi per la produzione di dispositivi elettronici, batterie, aerei e attrezzature per la difesa.
La Cina domina infatti la produzione globale di oltre la metà dei 50 minerali critici indicati dal governo statunitense per il 2022, secondo TD Economics.
Il quasi monopolio si estende alle capacità di raffinazione, visto che in quel caso la quota della Cina raggiunge il 90% a livello mondiale.
Secondo diverse fonti, dal 2020 al 2023 gli USA ha importato il 70% del suo fabbisogno di metalli rari estratti e raffinati in Cina.
Nel dicembre del 2024 però il governo di Pechino ha approvato un divieto di esportazione di tali minerali verso gli USA, a seguito delle restrizioni subite sui chip più avanzati.
Pechino ha bloccato in particolare l’export di antimonio, gallio, germanio e grafite.
Il gallio è un elemento altamente affidabile e durevole utilizzato nell’industria della Difesa, mentre la grafite è essenziale per la produzione di veicoli elettrici e reattori nucleari.
Per questo motivo, assicurarsi una fonte alternativa dall’Ucraina è una componente chiave del piano strategico di Trump.

 

Di quanti minerali rari dispone l’Ucraina?
Il Servizio geologico ucraino stima che circa il 5% mondiale di questo tipo di materie prime si trovi in Ucraina.
Si tratta di milioni di tonnellate di grafite, 1/3 dei depositi europei di litio e il 7 % delle disponibilità europee di titanio.
L’Ucraina possiede anche importanti riserve di altre risorse “non rare” come rame, zinco, argento, nichel e cobalto.
Tuttavia, la Russia ne controlla una buona parte nelle zone orientali e meridionali occupate in Ucraina.
La supremazia della Cina in questo settore è stato il risultato di decenni di disimpegno di Europa e USA in questo settore, visto l’alto costo in termini di inquinamento ed energia associato all’estrazione di tali minerali.
Da qui il cambio di strategia, ma gli esperti dubitano che le riserve ucraine di terre rare possano offrire una rapida soluzione al ritardo occidentale rispetto alla Cina, tanto meno la compensazione finanziaria auspicata da Trump.
Secondo Argus Media, una società indipendente di ricerca sull’energia e sulle materie prime, infatti, le stime globali sulle terre rare variano tra i 4 e i 12,5 miliardi di dollari (3,8 – 12 miliardi di euro).
Ciò renderebbe difficile raggiungere l’obiettivo da 500 miliardi di dollari assegnato allo sfruttamento delle riserve minerarie dell’Ucraina.


https://it.euronews.com/business/2025/03/04/la-dipendenza-dalla-cina-pesa-nellaccordo-sui-minerali-che-gli-stati-uniti-vogliono-dalluc

“India: Ursula von der Leyen incontra il premier Modi per rilanciare il partenariato con l’Ue”

Malgrado tendenze fortemente protezionistiche, Ursula Von Der Leyen e i commissari europei sperano che la visita possa rilanciare politiche comuni su commercio, tecnologia e guerra in Ucraina Ursula von der Leyen, accompagnata da più di 20 commissari europei, ha raggiunto Delhi giovedì per incontrare il primo ministro indiano in un vertice di due giorni.
Scopo dell’incontro è rilanciare il “partenariato strategico” tra India e Ue, che punta a ottenere un maggiore accesso all’enorme mercato del subcontinente, più cooperazione in settori tecnologici chiave e il sostegno all’Ucraina. Ma non sarà facile.

La storia delle relazioni fra Nuova Delhi e l’Ue
I negoziati commerciali tra i due blocchi sono stati avviati nel 2007 senza grande successo, ma adesso Bruxelles pensa che i tempi siano maturi per rilanciare le relazioni.
In un contesto di rapporti commerciali tesi con Stati Uniti e Cina, la Commissione Europea sta perseguendo la sua strategia di diversificazione degli accordi commerciali nel mondo.

Nel 2024, l’Ue e l’India hanno scambiato merci per 120 miliardi di euro. A frenare una maggiore integrazione economica è stato il fatto che gli europei percepiscono il Paese come un partner protezionista, con cui i negoziati sono spesso difficili.

“Secondo un alto funzionario dell’Ue, il mercato indiano è abbastanza chiuso, soprattutto per quanto riguarda i prodotti strategici per l’Unione e per i suoi Stati membri”.

L’Europa cercherà di esportare automobili, liquori e vini. Ma l’alcol è un argomento delicato per i negoziati, poiché l’India ha una rigida regolamentazione sul tema e tariffe doganali elevate. Più in generale, l’Ue intende rilanciare lo scenario di un accordo che permetta un maggiore import-export di merci, ma anche l’accesso agli appalti pubblici per le imprese europee.

Cooperazione nel settore tecnologico
Nel settore hi-tech, l’India e l’Ue hanno molti interessi in comune. Dopo un’altra rottura dei negoziati commerciali nel 2021, nel 2023 i due blocchi hanno lanciato un Consiglio per il commercio e la tecnologia, che si riunirà per la seconda volta in due anni a margine del viaggio dei commissari.

L’intelligenza artificiale farà parte delle discussioni, dal momento che il primo ministro Narendra Modi ha co-presieduto il vertice d’azione sull’intelligenza artificiale a Parigi a metà febbraio e il Paese ne ospiterà un altro tra sei mesi.

Secondo Anunita Chandrasekar, esperta del Centre for European Reform, “l’Ue e l’India sono in ritardo rispetto alla Cina nello sviluppo dell’Ai, e questo potrebbe portare a un’ottima collaborazione”. Le relazioni tra India e Cina sono inoltre tese.

Nel giugno 2020, il governo di Delhi ha vietato l’uso di TikTok per motivi di sicurezza nazionale.

Nel novembre 2023, l’Ue ha firmato un accordo per i semiconduttori, campo in cui diversi Stati indiani stanno cercando di affermarsi come hub.

“La collaborazione tra start-up in settori critici come l’informatica quantistica, le batterie per veicoli elettrici e la produzione di semiconduttori è un argomento di discussione caldo tra i due blocchi”, ha aggiunto Chandrasekar.

https://it.euronews.com/my-europe/2025/02/27/perche-la-commissione-europea-sta-andando-in-india-per-incontrare-modi

Consultazione EU direttive appalti

La Commissione Europea ha avviato una raccolta di contributi finalizzata alla valutazione delle Direttive che disciplinano gli appalti pubblici nell’Unione Europea.

Trattasi delle Direttive 2014/23/UE, 2014/24UE e 2014/25/UE che hanno ispirato i nostri codici dei contratti pubblici (D.Lgs. 50/2016 e D. Lgs. 36/2023).

Lo scopo della consultazione è raccogliere prove, informazioni, dati e riscontri approfondite di elevata qualità sul livello di efficacia delle direttive 2014/23/UE, 2014/24/UE e 2014/25/UE.

Essa mira inoltre a determinare se le direttive siano ancora adatte allo scopo, adeguate e sufficienti per conseguire gli obiettivi strategici dell’UE.

La consultazione è aperta a tutti ed è raggiungibile on line al link: https://ec.europa.eu/info/law/better-regulation/have-your-say/initiatives/14427-Direttive-sugli-appalti-pubblici-valutazione_it

Scadenza: 07.03.2025

Italia-Emirati Arabi Uniti: firmati accordi per 40 miliardi di dollari

Nella prima visita di Stato in Italia del Presidente degli Emirati Arabi Uniti, il Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, ha ricevuto a Palazzo Chigi il Presidente degli Emirati Arabi Unitia Sheikh Mohamed bin Zayed Al Nahyan. 

L’incontro ha confermato il livello di straordinaria eccellenza raggiunto nelle relazioni bilaterali tra Italia ed Emirati Arabi Uniti negli ultimi due anni a partire dalla visita del Presidente Meloni negli Emirati del marzo 2023.

In questa occasione sono stati annunciati investimenti da parte degli Emirati Arabi Uniti in Italia per 40 miliardi di dollari e sono state firmate oltre 40 intese, sia a livello governativo, incluso un Accordo a ulteriore rilancio della cooperazione nel settore della difesa, sia nel settore privato che ha visto lo svolgimento di un business forum con la partecipazione di oltre 200 operatori economici italiani ed emiratini.

I due leader hanno concordato di sviluppare un partenariato strategico complessivo, concentrando in particolare la cooperazione tra le due Nazioni nei settori dell’economia più orientati al futuro, sfruttando la capacita di innovazione italiana ed emiratina in ambiti strategici quali l’intelligenza artificiale e la creazione di data centre, l’industria avanzata e le nuove tecnologie, le interconnessioni digitali ed energetiche, le tecnologie in ambito subacqueo, i minerali critici e lo spazio

La visita è stata anche l’occasione per i due leader di confrontarsi sulle principali sfide globali ed in particolare su Ucraina e Vicino Oriente.

Il Presidente Meloni e Sheikh Mohamed bin Zayed Al Nahyan hanno inoltre confermato, nel quadro del Piano Mattei per l’Africa, la decisione di rafforzare la cooperazione trilaterale con le Nazioni del continente africano sulla base di un apposito partenariato istituito in occasione della visita nonché di accordi con il settore privato emiratino finalizzati ad agevolare co-investimenti nell’ambito energetico e dell’acqua nel continente africano.

https://www.analisidifesa.it/2025/02/italia-emirati-arabi-uniti-firmati-accordi-per-40-miliardi-di-dollari/

Documento siglato dal Presidente del Consiglio Giorgia Meloni e dal Presidente degli Emirati Arabi Uniti Mohamed bin Zayed Al Nahyan 

https://www.governo.it/sites/governo.it/files/UAE-ITA-Joint-Statement-20250224.pdf

Forum Italia-Emirati, 40 miliardi per 300 imprese: Leonardo e Fincantieri negli accordi

24 Febbraio 2025 – Meloni e Tajani firmano con gli Emirati intese per 40 miliardi. Al Forum di Roma 300 aziende coinvolte, 25 accordi su difesa, energia e finanza. Mattarella richiama al dialogo.
Roma cala l’asso degli Emirati: sul tavolo un maxi accordo da 40 miliardi di euro. Giorgia Meloni e il capo della Farnesina Antonio Tajani accolgono oggi nella Capitale Mohamed bin Zayed Al Nahyan, presidente degli Emirati, per sigillare nuove intese economiche e rinsaldare una partnership diplomatica che sta vivendo il suo momento d’oro.

Roma, il Forum tra Italia ed Emirati
Mentre Roma si veste a festa per il presidente degli Emirati, al Ministero degli Esteri si apre il sipario sul Forum economico Italia-Emirati Arabi Uniti. Dietro le quinte, oltre 300 big del mondo imprenditoriale italiano ed emiratino pronti a sfoderare carte e strategie per sigillare affari milionari sotto lo sguardo vigile di Cassa Depositi e Prestiti, Sace e Ice.
Antonio Tajani vede negli Emirati un asso nella manica per l’export italiano verso il Medio Oriente e Nord Africa, definendo il Paese del Golfo “partner economico strategico” e irrinunciabile crocevia degli interessi italiani.
Più diretto l’imprenditore Kamel Ghribi che, ai microfoni di Adnkronos, rilancia la centralità delle relazioni italo-emiratine, ricordando che l’ambasciatore italiano Lorenzo Fanara è stato premiato come miglior diplomatico ad Abu Dhabi, prova tangibile che, dietro sorrisi e strette di mano, qualcosa di più che buoni rapporti è già realtà.

In crescita scambi e investimenti
Italia ed Emirati Arabi Uniti giocano al rialzo e la posta in gioco fa girare la testa: scambi commerciali già saliti a 9 miliardi di euro nei primi undici mesi del 2024, con un balzo del 14,5% rispetto al 2023. Oltre 600 aziende tricolori, agguerrite e pronte a conquistare il deserto finanziario emiratino, hanno investito già più di 11 miliardi nel solo 2023.
Sul palco del Forum si alterneranno nomi pesanti, dal ministro del Commercio Estero emiratino Thani bin Ahmed Al Zeyoudi al titolare del Made in Italy Adolfo Urso, fino alla premier Giorgia Meloni, che promette una svolta nel partenariato economico con Abu Dhabi.
Kamel Ghribi, imprenditore senza peli sulla lingua, rilancia la partita diplomatica come leva economica, sottolineando che la Meloni ha già fatto tris di visite negli Emirati per cementare accordi capaci di attrarre ulteriori valanghe di investimenti.

Difesa e industria protagonisti degli accordi
Al Forum non si giocherà solo con il mazzo diplomatico, ma saranno in campo autentici pesi massimi dell’industria italiana della difesa come Leonardo, Fincantieri ed Elettronica, che incroceranno i guantoni con il colosso emiratino Edge. Saranno oltre 25 le strette di mano e i brindisi tra manager che animeranno la giornata, in settori caldi e redditizi che spaziano dalla tecnologia all’energia fino alle sfere dorate della finanza internazionale.

Mattarella richiama alla responsabilità internazionale
Dal salone del Quirinale, Sergio Mattarella prova a domare i venti caotici che scuotono la geopolitica internazionale.
Parlando ai commensali della cena ufficiale con il presidente emiratino, Mattarella ha spronato Roma e Abu Dhabi a muoversi con cautela ma anche con decisione nel labirinto diplomatico attuale, ricordando che il dialogo e lo sviluppo equilibrato restano armi vincenti per navigare nel caos.
Sul fronte imprenditoriale, Kamel Ghribi rincara la dose con piglio deciso, ammonendo che prosperità e pace devono essere più di slogan da salotto: servono leader pronti a rischiare, capaci di bilanciare interessi nazionali e rivoluzioni globali con “coraggio, visione e saggezza”.

https://quifinanza.it/economia/italia-emirati-accordi-300-imprese/883810/

Bando Internazionalizzazione Lombardia 2025

Il Bando Verso Nuovi Mercati 2025: Sostenere l’Internazionalizzazione delle Imprese lombarde ha l’obiettivo di supportare le PMI Lombarde nello sviluppo dell’internazionalizzazione.

Possono partecipare al bando le micro piccole e medie imprese (MPMI) che abbiano i seguenti requisiti:

  • siano regolarmente costituite, iscritte e attive nel Registro delle Imprese (come risultante da visura camerale) con almeno due bilanci depositati (oppure due dichiarazioni fiscali presentate per i soggetti non tenuti al deposito del bilancio);
  • abbiano Sede operativa in Lombardia al momento della concessione dell’Agevolazione;
  • non abbiano effettuato, nell’anno solare precedente, operazioni di cessioni all’estero (esportazioni, operazioni assimilate alle esportazioni e cessioni intracomunitarie) per un importo superiore al 40% del volume d’affari.

Settori esclusi: fabbricazione, trasformazione e commercializzazione del tabacco e dei prodotti del tabacco e che rientrino, a livello di codice primario, nelle sezioni A (Agricoltura, Silvicoltura e Pesca), L (Attività immobiliari) e K (Attività finanziarie ed assicurative) della classificazione delle attività economiche ISTAT ATECO 2007.

Agevolazione

Contributo a fondo perduto fino al 20%.

Finanziamento a tasso agevolato fino al 65%.

Il tasso nominale annuo di interesse applicato al finanziamento agevolato è fisso ed è pari allo 1,5%.

La durata del finanziamento è compresa tra 3 e 6 anni, con un periodo di preammortamento massimo fino all’erogazione del saldo e in ogni caso non superiore a 24 mesi.

Investimento minimo ammissibile € 30.000,00.
Investimento massimo agevolabile € 600.000,00.

Interventi ammessi

Gli interventi ammissibili consistono nell’attuazione di un processo di internazionalizzazione volto all’ingresso nei mercati esteri delle imprese lombarde attraverso la redazione e la realizzazione di un Piano d’azione per l’Internazionalizzazione.

Il Piano d’azione per l’Internazionalizzazione, che dovrà essere presentato in fase di adesione al bando, rappresenta un documento strutturato che definisce le azioni, le risorse e le tempistiche necessarie per supportare l’espansione dell’attività aziendale su scala internazionale, elaborato sulla base di indagini di mercato e studi specifici, anche con il supporto di esperti del settore, al fine di individuare tutti i passaggi necessari e propedeutici per l’ingresso nei mercati esteri.

Spese ammesse

  • a) Consulenza per la redazione del Piano d’azione per l’internazionalizzazione con l’obiettivo di pianificare e attuare le attività necessarie all’internazionalizzazione dell’impresa nella misura massima del 20% del totale delle spese ammissibili relative alle voci di spesa b) e c);
  • b) Realizzazione di iniziative legate all’implementazione concreta di alcune delle attività previste e descritte nel Piano d’azione per l’internazionalizzazione, quali:
    • i. azioni di marketing, comunicazione e advertising che dimostrano un impatto sui mercati esteri (es. pubblicità online, gestione di social media, creazione di contenuti promozionali in lingua locale, produzione di materiali pubblicitari, servizi di traduzione);
    • ii. ottenimento di certificazioni estere necessarie alla commercializzazione del prodotto;
    • iii. adeguamento del prodotto al mercato/ai mercati individuati in funzione delle normative locali, preferenze dei consumatori o requisiti tecnici nei mercati di destinazione (es. packaging, etichettatura, test di mercato, ecc. elenco non esaustivo che verrà ulteriormente dettagliato nel bando attuativo);
    • iv. istituzione temporanea all’estero e/o in Italia (per un periodo di massimo 6 mesi) di showroom / spazi espositivi / vetrine / esposizioni virtuali per la promozione dei prodotti/brand sui mercati esteri;
    • v. strumenti per la gestione dell’assistenza clienti post-vendita da remoto (es. piattaforme informatiche, assistenti virtuali, ecc. – elenco non esaustivo che verrà ulteriormente dettagliato nel bando attuativo)
  • c) Spese di formazione specifica per il personale aziendale relative al Progetto nella misura massimo del 10% del totale delle spese ammissibili di cui alle precedenti lettere a) e b);
  • d) Spese per il personale dipendente (in Italia e all’estero) impiegato nel Progetto determinate in maniera forfettaria nella misura pari al 20% delle spese totali di cui alle precedenti lettere a), b) e c), conformemente all’articolo 55 comma 1 del Regolamento (UE) n. 1060/2021;
  • e) Costi indiretti calcolati come tasso forfettario pari al 7% delle spese ammissibili di cui alle precedenti lettere a), b) e c) conformemente all’articolo 54 lettera a) del Regolamento (UE) n. 1060/2021.

In ogni caso i programmi dovranno rispettare il principio DNSH tenendo conto degli specifici elementi di valutazione e di mitigazione indicati nel Rapporto VAS, secondo le modalità che verranno dettagliate nel bando attuativo.

Operatività

L’istruttoria delle domande di partecipazione presentate è effettuata in base ad una procedura valutativa a graduatoria di merito

Scadenze

In attesa del regolamento attuativo

Scheda della Regione Lombardia

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La cinese Byd corteggia la componentistica italiana e incontra 380 aziende per il futuro dell’auto elettrica

Il colosso automobilistico cinese punta a instaurare un legame con le aziende italiane della filiera dell’automotive. Al Supplier Meeting di Torino oltre 500 partecipanti e 176 incontri B2B per esplorare collaborazioni nei futuri impianti europei, a partire dall’Ungheria che inizierà le attività a fine anno. 
Il colosso cinese dell’auto Byd ha organizzato a Torino il Byd Supplier Meeting, un evento strategico volto a rafforzare i legami con la filiera italiana della componentistica e a individuare nuovi fornitori per i futuri insediamenti industriali europei. Con il supporto di Anfia, l’evento si è tenuto giovedì 20 e ha visto la partecipazione di 380 aziende, per un totale di oltre 500 persone e 176 incontri B2B, segno del forte interesse del settore verso le opportunità offerte dal gruppo asiatico.

Perché Byd guarda alla filiera italiana
L’incontro si è tenuto presso il Museo Nazionale dell’Automobile di Torino (Mauto) e ha rappresentato un’occasione chiave per illustrare la strategia industriale di Byd in Europa. Il gruppo, noto per la sua leadership nel settore della mobilità elettrica, ha ribadito il proprio impegno a sviluppare un ecosistema produttivo locale, con particolare attenzione alle forniture per i suoi stabilimenti europei, con quello programmato in Ungheria che dovrebbe iniziare a produrre auto a fine anno.

Grande interesse da parte della filiera italiana
La forte adesione all’evento ha superato le aspettative iniziali, portando Byd a considerare l’organizzazione di un secondo meeting. Durante la sessione plenaria, sono intervenuti esponenti di primo piano del settore, tra cui Roberto Vavassori, presidente di Anfia, Andrea Tronzano, assessore regionale allo Sviluppo delle Attività Produttive del Piemonte, e Marco Gay, presidente dell’Unione Industriali di Torino. A rappresentare Byd c’erano Zhiqi He, executive vice president e coo di Byd Auto, e l’ex manager di Fca Alfredo Altavilla, europe special advisor di Byd.

Altavilla: Italia primo Paese che coinvolgiamo
Nel suo intervento, Alfredo Altavilla ha sottolineato l’importanza della collaborazione con il tessuto industriale italiano. «L’Italia è il primo paese coinvolto in questa attività e credo sia fondamentale offrire alle nostre aziende l’opportunità di essere protagoniste nella transizione tecnologica della mobilità», ha detto il manager. «La qualità e il know-how della componentistica italiana sono riconosciuti a livello globale e possono giocare un ruolo chiave nel successo della strategia industriale di Byd in Europa».

PRODUZIONE EUROPEA E PARTNERSHIP INDUSTRIALI
Uno degli obiettivi principali del meeting è stato approfondire le opportunità di collaborazione per la produzione locale di veicoli Byd in Europa, a partire dallo stabilimento in Ungheria, che sarà operativo dall’ultimo trimestre del 2025. L’intenzione del gruppo è di vendere nel continente vetture realizzate direttamente negli impianti europei, riducendo la dipendenza dalla produzione asiatica e avvicinandosi maggiormente ai mercati di riferimento. A conferma del forte interesse verso il mercato europeo, Byd ha anche organizzato test drive per i partecipanti, mettendo a disposizione sette modelli della sua gamma, tra cui le nuove Atto 2 e Sealion 7, oltre a Seal U Dmi, Seal U, Seal, Dolphin e Atto 3.

Piemonte e Italia al centro della transizione elettrica
L’evento ha confermato il ruolo strategico della componentistica piemontese e italiana, settore che punta a mantenere una posizione di leadership nell’elettrificazione della mobilità e nelle tecnologie digitali applicate all’automotive. L’assessore Andrea Tronzano ha ribadito l’importanza di cogliere le opportunità offerte dai nuovi investimenti industriali. «L’obiettivo della Regione è garantire che questa trasformazione porti benefici concreti alle imprese locali, con nuove opportunità di sviluppo e posti di lavoro qualificati». Anche Roberto Vavassori, presidente di Anfia, ha sottolineato che «le aziende italiane della componentistica hanno una grande opportunità di inserirsi nella supply chain di un gruppo in forte espansione come Byd. Il nostro settore è altamente internazionalizzato e pronto a raccogliere le sfide della transizione energetica e digitale».

https://www.milanofinanza.it/news/byd-punta-sulla-filiera-italiana-380-aziende-al-meeting-di-torino-per-il-futuro-dell-auto-elettrica-ecco-202502201505502380

Commercio con l’estero e prezzi all’import – Dicembre 2024

A dicembre 2024 si stima un aumento congiunturale delle esportazioni (+1,9%) e una riduzione delle importazioni (-0,8%). La crescita su base mensile dell’export è maggiore per l’area Ue (+3,5%) rispetto a quella extra-Ue (+0,3%).
Nel quarto trimestre 2024, rispetto al precedente, sia l’export sia l’import crescono dello 0,8%.
A dicembre 2024 l’export aumenta su base annua del 2,9% in valore, mentre si riduce dello 0,5% in volume. La crescita delle esportazioni in valore è più ampia per i mercati extra Ue (+4,2%) rispetto a quelli Ue (+1,4%). L’import registra un incremento tendenziale dell’1,7% in valore, sintesi di un forte aumento nell’area extra-Ue (+7,7%) e di una contrazione nell’area Ue (-2,4%); in volume, l’import si riduce del 2,7%.
Tra i settori che più contribuiscono alla crescita tendenziale dell’export a dicembre 2024 si segnalano: articoli farmaceutici, chimico-medicinali e botanici (+35,5%), prodotti alimentari, bevande e tabacco (+10,0%), macchinari e apparecchi non classificati altrove (n.c.a.) (+4,2%), computer, apparecchi elettronici e ottici (+18,2%) e sostanze e prodotti chimici (+9,7%). Diminuiscono su base annua le esportazioni di mezzi di trasporto, esclusi autoveicoli (-33,1%) e autoveicoli (-19,9%).
Su base annua, i paesi che forniscono i contributi maggiori alla crescita dell’export nazionale sono: Spagna (+15,1%), paesi ASEAN (+32,2%), Regno Unito (+14,0%), Paesi Bassi (+15,0%) e Belgio (+10,6%).
All’opposto, USA e Germania (per entrambi -3,7%), Cina (-5,8%) e Austria (-8,9%) forniscono i contributi negativi più ampi.
Nel complesso del 2024 l’export in valore registra una lieve flessione (-0,4%): a contribuire sono in particolare le minori vendite di autoveicoli (-16,7%), mezzi di trasporto, esclusi autoveicoli (-8,9%) e coke e prodotti petroliferi raffinati (-15,4%).
Per contro, rilevanti apporti positivi provengono dalle maggiori vendite di articoli sportivi, giochi, strumenti musicali, preziosi, strumenti medici e altri prodotti n.c.a. (+19,6%), articoli farmaceutici, chimico-medicinali e botanici (+9,5%) e prodotti alimentari, bevande e tabacco (+7,9%).
Il saldo commerciale a dicembre 2024 è pari a +5.980 milioni di euro (era +5.333 milioni a dicembre 2023).
Il deficit energetico (-4.736 milioni) è pressoché invariato rispetto a un anno prima (-4.731 milioni).
L’avanzo nell’interscambio di prodotti non energetici sale da 10.064 milioni di dicembre 2023 a 10.717 milioni di dicembre 2024.
Nell’anno 2024 il surplus commerciale è pari a +54.923 milioni (da +34.011 milioni del 2023). Il deficit energetico sia riduce a -49.555 milioni, da -65.137 milioni dell’anno prima. L’avanzo dell’interscambio di prodotti non energetici (104.478 milioni) è elevato e più ampio rispetto al 2023 (99.148 milioni).
A dicembre 2024 i prezzi all’import crescono dello 0,3% su base mensile e sono pressoché stazionari su base annua (+0,1%, da -1,4% a novembre); nella media 2024 i prezzi flettono dell’1,5% (-7,4% nel 2023).

Il commento

La lieve flessione dell’export in valore nel 2024 (-0,4%) risulta positiva (+0,3%) al netto dei prodotti energetici.
Il calo registrato riflette una crescita dei valori medi unitari (+2,1%) e una riduzione, di quasi pari entità, dei volumi (-2,4%) ed è sintesi di dinamiche contrapposte per le due aree, Ue (-1,9%) ed extra-Ue (+1,2%).
Nel 2024 si riducono le esportazioni di beni intermedi (-1,1%), beni strumentali (-4,3%) ed energia (-18,7%), mentre crescono quelle di beni di consumo (+5,6%).
Per l’import, la flessione nell’anno (-3,9%) riguarda tutti i raggruppamenti, a esclusione di beni di consumo non durevoli (+6,1%) ed è in buona parte spiegata dai minori acquisti di energia (-22,6%).
Il 2024 si chiude con un deficit energetico in netta riduzione rispetto al 2023 e un avanzo commerciale in forte miglioramento (+54,9 miliardi di euro). La flessione nella media 2024 dei prezzi all’import è diffusa ma più ampia per i prodotti energetici; al netto di questi, la flessione è più contenuta (-0,8%; -0,5% nel 2023). 

https://www.istat.it/comunicato-stampa/commercio-con-lestero-e-prezzi-allimport-dicembre-2024/

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