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Italia-Emirati Arabi Uniti: firmati accordi per 40 miliardi di dollari

Nella prima visita di Stato in Italia del Presidente degli Emirati Arabi Uniti, il Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, ha ricevuto a Palazzo Chigi il Presidente degli Emirati Arabi Unitia Sheikh Mohamed bin Zayed Al Nahyan. 

L’incontro ha confermato il livello di straordinaria eccellenza raggiunto nelle relazioni bilaterali tra Italia ed Emirati Arabi Uniti negli ultimi due anni a partire dalla visita del Presidente Meloni negli Emirati del marzo 2023.

In questa occasione sono stati annunciati investimenti da parte degli Emirati Arabi Uniti in Italia per 40 miliardi di dollari e sono state firmate oltre 40 intese, sia a livello governativo, incluso un Accordo a ulteriore rilancio della cooperazione nel settore della difesa, sia nel settore privato che ha visto lo svolgimento di un business forum con la partecipazione di oltre 200 operatori economici italiani ed emiratini.

I due leader hanno concordato di sviluppare un partenariato strategico complessivo, concentrando in particolare la cooperazione tra le due Nazioni nei settori dell’economia più orientati al futuro, sfruttando la capacita di innovazione italiana ed emiratina in ambiti strategici quali l’intelligenza artificiale e la creazione di data centre, l’industria avanzata e le nuove tecnologie, le interconnessioni digitali ed energetiche, le tecnologie in ambito subacqueo, i minerali critici e lo spazio

La visita è stata anche l’occasione per i due leader di confrontarsi sulle principali sfide globali ed in particolare su Ucraina e Vicino Oriente.

Il Presidente Meloni e Sheikh Mohamed bin Zayed Al Nahyan hanno inoltre confermato, nel quadro del Piano Mattei per l’Africa, la decisione di rafforzare la cooperazione trilaterale con le Nazioni del continente africano sulla base di un apposito partenariato istituito in occasione della visita nonché di accordi con il settore privato emiratino finalizzati ad agevolare co-investimenti nell’ambito energetico e dell’acqua nel continente africano.

https://www.analisidifesa.it/2025/02/italia-emirati-arabi-uniti-firmati-accordi-per-40-miliardi-di-dollari/

Documento siglato dal Presidente del Consiglio Giorgia Meloni e dal Presidente degli Emirati Arabi Uniti Mohamed bin Zayed Al Nahyan 

https://www.governo.it/sites/governo.it/files/UAE-ITA-Joint-Statement-20250224.pdf

Forum Italia-Emirati, 40 miliardi per 300 imprese: Leonardo e Fincantieri negli accordi

24 Febbraio 2025 – Meloni e Tajani firmano con gli Emirati intese per 40 miliardi. Al Forum di Roma 300 aziende coinvolte, 25 accordi su difesa, energia e finanza. Mattarella richiama al dialogo.
Roma cala l’asso degli Emirati: sul tavolo un maxi accordo da 40 miliardi di euro. Giorgia Meloni e il capo della Farnesina Antonio Tajani accolgono oggi nella Capitale Mohamed bin Zayed Al Nahyan, presidente degli Emirati, per sigillare nuove intese economiche e rinsaldare una partnership diplomatica che sta vivendo il suo momento d’oro.

Roma, il Forum tra Italia ed Emirati
Mentre Roma si veste a festa per il presidente degli Emirati, al Ministero degli Esteri si apre il sipario sul Forum economico Italia-Emirati Arabi Uniti. Dietro le quinte, oltre 300 big del mondo imprenditoriale italiano ed emiratino pronti a sfoderare carte e strategie per sigillare affari milionari sotto lo sguardo vigile di Cassa Depositi e Prestiti, Sace e Ice.
Antonio Tajani vede negli Emirati un asso nella manica per l’export italiano verso il Medio Oriente e Nord Africa, definendo il Paese del Golfo “partner economico strategico” e irrinunciabile crocevia degli interessi italiani.
Più diretto l’imprenditore Kamel Ghribi che, ai microfoni di Adnkronos, rilancia la centralità delle relazioni italo-emiratine, ricordando che l’ambasciatore italiano Lorenzo Fanara è stato premiato come miglior diplomatico ad Abu Dhabi, prova tangibile che, dietro sorrisi e strette di mano, qualcosa di più che buoni rapporti è già realtà.

In crescita scambi e investimenti
Italia ed Emirati Arabi Uniti giocano al rialzo e la posta in gioco fa girare la testa: scambi commerciali già saliti a 9 miliardi di euro nei primi undici mesi del 2024, con un balzo del 14,5% rispetto al 2023. Oltre 600 aziende tricolori, agguerrite e pronte a conquistare il deserto finanziario emiratino, hanno investito già più di 11 miliardi nel solo 2023.
Sul palco del Forum si alterneranno nomi pesanti, dal ministro del Commercio Estero emiratino Thani bin Ahmed Al Zeyoudi al titolare del Made in Italy Adolfo Urso, fino alla premier Giorgia Meloni, che promette una svolta nel partenariato economico con Abu Dhabi.
Kamel Ghribi, imprenditore senza peli sulla lingua, rilancia la partita diplomatica come leva economica, sottolineando che la Meloni ha già fatto tris di visite negli Emirati per cementare accordi capaci di attrarre ulteriori valanghe di investimenti.

Difesa e industria protagonisti degli accordi
Al Forum non si giocherà solo con il mazzo diplomatico, ma saranno in campo autentici pesi massimi dell’industria italiana della difesa come Leonardo, Fincantieri ed Elettronica, che incroceranno i guantoni con il colosso emiratino Edge. Saranno oltre 25 le strette di mano e i brindisi tra manager che animeranno la giornata, in settori caldi e redditizi che spaziano dalla tecnologia all’energia fino alle sfere dorate della finanza internazionale.

Mattarella richiama alla responsabilità internazionale
Dal salone del Quirinale, Sergio Mattarella prova a domare i venti caotici che scuotono la geopolitica internazionale.
Parlando ai commensali della cena ufficiale con il presidente emiratino, Mattarella ha spronato Roma e Abu Dhabi a muoversi con cautela ma anche con decisione nel labirinto diplomatico attuale, ricordando che il dialogo e lo sviluppo equilibrato restano armi vincenti per navigare nel caos.
Sul fronte imprenditoriale, Kamel Ghribi rincara la dose con piglio deciso, ammonendo che prosperità e pace devono essere più di slogan da salotto: servono leader pronti a rischiare, capaci di bilanciare interessi nazionali e rivoluzioni globali con “coraggio, visione e saggezza”.

https://quifinanza.it/economia/italia-emirati-accordi-300-imprese/883810/

Bando Internazionalizzazione Lombardia 2025

Il Bando Verso Nuovi Mercati 2025: Sostenere l’Internazionalizzazione delle Imprese lombarde ha l’obiettivo di supportare le PMI Lombarde nello sviluppo dell’internazionalizzazione.

Possono partecipare al bando le micro piccole e medie imprese (MPMI) che abbiano i seguenti requisiti:

  • siano regolarmente costituite, iscritte e attive nel Registro delle Imprese (come risultante da visura camerale) con almeno due bilanci depositati (oppure due dichiarazioni fiscali presentate per i soggetti non tenuti al deposito del bilancio);
  • abbiano Sede operativa in Lombardia al momento della concessione dell’Agevolazione;
  • non abbiano effettuato, nell’anno solare precedente, operazioni di cessioni all’estero (esportazioni, operazioni assimilate alle esportazioni e cessioni intracomunitarie) per un importo superiore al 40% del volume d’affari.

Settori esclusi: fabbricazione, trasformazione e commercializzazione del tabacco e dei prodotti del tabacco e che rientrino, a livello di codice primario, nelle sezioni A (Agricoltura, Silvicoltura e Pesca), L (Attività immobiliari) e K (Attività finanziarie ed assicurative) della classificazione delle attività economiche ISTAT ATECO 2007.

Agevolazione

Contributo a fondo perduto fino al 20%.

Finanziamento a tasso agevolato fino al 65%.

Il tasso nominale annuo di interesse applicato al finanziamento agevolato è fisso ed è pari allo 1,5%.

La durata del finanziamento è compresa tra 3 e 6 anni, con un periodo di preammortamento massimo fino all’erogazione del saldo e in ogni caso non superiore a 24 mesi.

Investimento minimo ammissibile € 30.000,00.
Investimento massimo agevolabile € 600.000,00.

Interventi ammessi

Gli interventi ammissibili consistono nell’attuazione di un processo di internazionalizzazione volto all’ingresso nei mercati esteri delle imprese lombarde attraverso la redazione e la realizzazione di un Piano d’azione per l’Internazionalizzazione.

Il Piano d’azione per l’Internazionalizzazione, che dovrà essere presentato in fase di adesione al bando, rappresenta un documento strutturato che definisce le azioni, le risorse e le tempistiche necessarie per supportare l’espansione dell’attività aziendale su scala internazionale, elaborato sulla base di indagini di mercato e studi specifici, anche con il supporto di esperti del settore, al fine di individuare tutti i passaggi necessari e propedeutici per l’ingresso nei mercati esteri.

Spese ammesse

  • a) Consulenza per la redazione del Piano d’azione per l’internazionalizzazione con l’obiettivo di pianificare e attuare le attività necessarie all’internazionalizzazione dell’impresa nella misura massima del 20% del totale delle spese ammissibili relative alle voci di spesa b) e c);
  • b) Realizzazione di iniziative legate all’implementazione concreta di alcune delle attività previste e descritte nel Piano d’azione per l’internazionalizzazione, quali:
    • i. azioni di marketing, comunicazione e advertising che dimostrano un impatto sui mercati esteri (es. pubblicità online, gestione di social media, creazione di contenuti promozionali in lingua locale, produzione di materiali pubblicitari, servizi di traduzione);
    • ii. ottenimento di certificazioni estere necessarie alla commercializzazione del prodotto;
    • iii. adeguamento del prodotto al mercato/ai mercati individuati in funzione delle normative locali, preferenze dei consumatori o requisiti tecnici nei mercati di destinazione (es. packaging, etichettatura, test di mercato, ecc. elenco non esaustivo che verrà ulteriormente dettagliato nel bando attuativo);
    • iv. istituzione temporanea all’estero e/o in Italia (per un periodo di massimo 6 mesi) di showroom / spazi espositivi / vetrine / esposizioni virtuali per la promozione dei prodotti/brand sui mercati esteri;
    • v. strumenti per la gestione dell’assistenza clienti post-vendita da remoto (es. piattaforme informatiche, assistenti virtuali, ecc. – elenco non esaustivo che verrà ulteriormente dettagliato nel bando attuativo)
  • c) Spese di formazione specifica per il personale aziendale relative al Progetto nella misura massimo del 10% del totale delle spese ammissibili di cui alle precedenti lettere a) e b);
  • d) Spese per il personale dipendente (in Italia e all’estero) impiegato nel Progetto determinate in maniera forfettaria nella misura pari al 20% delle spese totali di cui alle precedenti lettere a), b) e c), conformemente all’articolo 55 comma 1 del Regolamento (UE) n. 1060/2021;
  • e) Costi indiretti calcolati come tasso forfettario pari al 7% delle spese ammissibili di cui alle precedenti lettere a), b) e c) conformemente all’articolo 54 lettera a) del Regolamento (UE) n. 1060/2021.

In ogni caso i programmi dovranno rispettare il principio DNSH tenendo conto degli specifici elementi di valutazione e di mitigazione indicati nel Rapporto VAS, secondo le modalità che verranno dettagliate nel bando attuativo.

Operatività

L’istruttoria delle domande di partecipazione presentate è effettuata in base ad una procedura valutativa a graduatoria di merito

Scadenze

In attesa del regolamento attuativo

Scheda della Regione Lombardia

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La cinese Byd corteggia la componentistica italiana e incontra 380 aziende per il futuro dell’auto elettrica

Il colosso automobilistico cinese punta a instaurare un legame con le aziende italiane della filiera dell’automotive. Al Supplier Meeting di Torino oltre 500 partecipanti e 176 incontri B2B per esplorare collaborazioni nei futuri impianti europei, a partire dall’Ungheria che inizierà le attività a fine anno. 
Il colosso cinese dell’auto Byd ha organizzato a Torino il Byd Supplier Meeting, un evento strategico volto a rafforzare i legami con la filiera italiana della componentistica e a individuare nuovi fornitori per i futuri insediamenti industriali europei. Con il supporto di Anfia, l’evento si è tenuto giovedì 20 e ha visto la partecipazione di 380 aziende, per un totale di oltre 500 persone e 176 incontri B2B, segno del forte interesse del settore verso le opportunità offerte dal gruppo asiatico.

Perché Byd guarda alla filiera italiana
L’incontro si è tenuto presso il Museo Nazionale dell’Automobile di Torino (Mauto) e ha rappresentato un’occasione chiave per illustrare la strategia industriale di Byd in Europa. Il gruppo, noto per la sua leadership nel settore della mobilità elettrica, ha ribadito il proprio impegno a sviluppare un ecosistema produttivo locale, con particolare attenzione alle forniture per i suoi stabilimenti europei, con quello programmato in Ungheria che dovrebbe iniziare a produrre auto a fine anno.

Grande interesse da parte della filiera italiana
La forte adesione all’evento ha superato le aspettative iniziali, portando Byd a considerare l’organizzazione di un secondo meeting. Durante la sessione plenaria, sono intervenuti esponenti di primo piano del settore, tra cui Roberto Vavassori, presidente di Anfia, Andrea Tronzano, assessore regionale allo Sviluppo delle Attività Produttive del Piemonte, e Marco Gay, presidente dell’Unione Industriali di Torino. A rappresentare Byd c’erano Zhiqi He, executive vice president e coo di Byd Auto, e l’ex manager di Fca Alfredo Altavilla, europe special advisor di Byd.

Altavilla: Italia primo Paese che coinvolgiamo
Nel suo intervento, Alfredo Altavilla ha sottolineato l’importanza della collaborazione con il tessuto industriale italiano. «L’Italia è il primo paese coinvolto in questa attività e credo sia fondamentale offrire alle nostre aziende l’opportunità di essere protagoniste nella transizione tecnologica della mobilità», ha detto il manager. «La qualità e il know-how della componentistica italiana sono riconosciuti a livello globale e possono giocare un ruolo chiave nel successo della strategia industriale di Byd in Europa».

PRODUZIONE EUROPEA E PARTNERSHIP INDUSTRIALI
Uno degli obiettivi principali del meeting è stato approfondire le opportunità di collaborazione per la produzione locale di veicoli Byd in Europa, a partire dallo stabilimento in Ungheria, che sarà operativo dall’ultimo trimestre del 2025. L’intenzione del gruppo è di vendere nel continente vetture realizzate direttamente negli impianti europei, riducendo la dipendenza dalla produzione asiatica e avvicinandosi maggiormente ai mercati di riferimento. A conferma del forte interesse verso il mercato europeo, Byd ha anche organizzato test drive per i partecipanti, mettendo a disposizione sette modelli della sua gamma, tra cui le nuove Atto 2 e Sealion 7, oltre a Seal U Dmi, Seal U, Seal, Dolphin e Atto 3.

Piemonte e Italia al centro della transizione elettrica
L’evento ha confermato il ruolo strategico della componentistica piemontese e italiana, settore che punta a mantenere una posizione di leadership nell’elettrificazione della mobilità e nelle tecnologie digitali applicate all’automotive. L’assessore Andrea Tronzano ha ribadito l’importanza di cogliere le opportunità offerte dai nuovi investimenti industriali. «L’obiettivo della Regione è garantire che questa trasformazione porti benefici concreti alle imprese locali, con nuove opportunità di sviluppo e posti di lavoro qualificati». Anche Roberto Vavassori, presidente di Anfia, ha sottolineato che «le aziende italiane della componentistica hanno una grande opportunità di inserirsi nella supply chain di un gruppo in forte espansione come Byd. Il nostro settore è altamente internazionalizzato e pronto a raccogliere le sfide della transizione energetica e digitale».

https://www.milanofinanza.it/news/byd-punta-sulla-filiera-italiana-380-aziende-al-meeting-di-torino-per-il-futuro-dell-auto-elettrica-ecco-202502201505502380

Commercio con l’estero e prezzi all’import – Dicembre 2024

A dicembre 2024 si stima un aumento congiunturale delle esportazioni (+1,9%) e una riduzione delle importazioni (-0,8%). La crescita su base mensile dell’export è maggiore per l’area Ue (+3,5%) rispetto a quella extra-Ue (+0,3%).
Nel quarto trimestre 2024, rispetto al precedente, sia l’export sia l’import crescono dello 0,8%.
A dicembre 2024 l’export aumenta su base annua del 2,9% in valore, mentre si riduce dello 0,5% in volume. La crescita delle esportazioni in valore è più ampia per i mercati extra Ue (+4,2%) rispetto a quelli Ue (+1,4%). L’import registra un incremento tendenziale dell’1,7% in valore, sintesi di un forte aumento nell’area extra-Ue (+7,7%) e di una contrazione nell’area Ue (-2,4%); in volume, l’import si riduce del 2,7%.
Tra i settori che più contribuiscono alla crescita tendenziale dell’export a dicembre 2024 si segnalano: articoli farmaceutici, chimico-medicinali e botanici (+35,5%), prodotti alimentari, bevande e tabacco (+10,0%), macchinari e apparecchi non classificati altrove (n.c.a.) (+4,2%), computer, apparecchi elettronici e ottici (+18,2%) e sostanze e prodotti chimici (+9,7%). Diminuiscono su base annua le esportazioni di mezzi di trasporto, esclusi autoveicoli (-33,1%) e autoveicoli (-19,9%).
Su base annua, i paesi che forniscono i contributi maggiori alla crescita dell’export nazionale sono: Spagna (+15,1%), paesi ASEAN (+32,2%), Regno Unito (+14,0%), Paesi Bassi (+15,0%) e Belgio (+10,6%).
All’opposto, USA e Germania (per entrambi -3,7%), Cina (-5,8%) e Austria (-8,9%) forniscono i contributi negativi più ampi.
Nel complesso del 2024 l’export in valore registra una lieve flessione (-0,4%): a contribuire sono in particolare le minori vendite di autoveicoli (-16,7%), mezzi di trasporto, esclusi autoveicoli (-8,9%) e coke e prodotti petroliferi raffinati (-15,4%).
Per contro, rilevanti apporti positivi provengono dalle maggiori vendite di articoli sportivi, giochi, strumenti musicali, preziosi, strumenti medici e altri prodotti n.c.a. (+19,6%), articoli farmaceutici, chimico-medicinali e botanici (+9,5%) e prodotti alimentari, bevande e tabacco (+7,9%).
Il saldo commerciale a dicembre 2024 è pari a +5.980 milioni di euro (era +5.333 milioni a dicembre 2023).
Il deficit energetico (-4.736 milioni) è pressoché invariato rispetto a un anno prima (-4.731 milioni).
L’avanzo nell’interscambio di prodotti non energetici sale da 10.064 milioni di dicembre 2023 a 10.717 milioni di dicembre 2024.
Nell’anno 2024 il surplus commerciale è pari a +54.923 milioni (da +34.011 milioni del 2023). Il deficit energetico sia riduce a -49.555 milioni, da -65.137 milioni dell’anno prima. L’avanzo dell’interscambio di prodotti non energetici (104.478 milioni) è elevato e più ampio rispetto al 2023 (99.148 milioni).
A dicembre 2024 i prezzi all’import crescono dello 0,3% su base mensile e sono pressoché stazionari su base annua (+0,1%, da -1,4% a novembre); nella media 2024 i prezzi flettono dell’1,5% (-7,4% nel 2023).

Il commento

La lieve flessione dell’export in valore nel 2024 (-0,4%) risulta positiva (+0,3%) al netto dei prodotti energetici.
Il calo registrato riflette una crescita dei valori medi unitari (+2,1%) e una riduzione, di quasi pari entità, dei volumi (-2,4%) ed è sintesi di dinamiche contrapposte per le due aree, Ue (-1,9%) ed extra-Ue (+1,2%).
Nel 2024 si riducono le esportazioni di beni intermedi (-1,1%), beni strumentali (-4,3%) ed energia (-18,7%), mentre crescono quelle di beni di consumo (+5,6%).
Per l’import, la flessione nell’anno (-3,9%) riguarda tutti i raggruppamenti, a esclusione di beni di consumo non durevoli (+6,1%) ed è in buona parte spiegata dai minori acquisti di energia (-22,6%).
Il 2024 si chiude con un deficit energetico in netta riduzione rispetto al 2023 e un avanzo commerciale in forte miglioramento (+54,9 miliardi di euro). La flessione nella media 2024 dei prezzi all’import è diffusa ma più ampia per i prodotti energetici; al netto di questi, la flessione è più contenuta (-0,8%; -0,5% nel 2023). 

https://www.istat.it/comunicato-stampa/commercio-con-lestero-e-prezzi-allimport-dicembre-2024/

Continua la crescita delle esportazioni dei distretti dell’agroalimentare (+7,7%) – Research Department di Intesa Sanpaolo

La filiera dell’olio è quella che contribuisce maggiormente alla crescita delle esportazioni dei distretti agroalimentari, con un aumento di 522 milioni ovvero +52,4%
Prosegue la crescita sui mercati esteri dei distretti agroalimentari italiani. Nei primi 9 mesi del 2024, le esportazioni hanno superato i 21 miliardi di euro, segnando un + 7,7% a prezzi correnti sullo stesso periodo del 2023. È quanto emerge dal Monitor dei distretti agroalimentari curato dal Research Department di Intesa Sanpaolo che evidenzia un’evoluzione leggermente inferiore alla media italiana (+8,2%), di cui i distretti rappresentano il 42,5% in termini di valori esportati.
Il rapporto mostra innanzitutto che la filiera dei distretti vitivinicoli migliora del 4,4% le sue prestazioni nel periodo gennaio-settembre, andando a sfiorare i 5 miliardi. Il distretto principale – quello dei Vini di Langhe, Roero e Monferrato – va in negativo (-1,6%), mentre è molto positivo l’andamento del distretto dei Vini del Veronese (+9,6%). Fanno inoltre un balzo in avanti i Vini dei colli fiorentini e senesi (+11%) e il Prosecco di Conegliano-Valdobbiadene (+8%).
Chiude in positivo anche la filiera della pasta e dolci, che nei primi 9 mesi del 2024 raggiunge i 3,6 miliardi di export (+7,6%). Il contributo maggiore viene dal distretto dei Dolci di Alba e Cuneo, che realizza quasi 1,5 miliardi di export nei nove mesi (+18,6%). Bene vanno anche i Dolci e pasta veronesi (+13%). Arretra il comparto pasta e dolci dell’Alimentare di Parma: nei primi nove mesi del 2024 il gap accumulato è di circa 25 milioni (-2,7%), ma grazie al contributo del comparto conserve, resta nel complesso in territorio positivo (+1,9%).
In aumento anche le vendite estere dei distretti agricoli, che nei nove mesi chiudono con oltre 2,9 miliardi (+5,4%). Il maggior contributo viene dalle Mele dell’Alto Adige con un incremento del 20% nel periodo. In forte recupero l’Ortofrutta romagnola a quota 546 milioni (+11,6% in più rispetto allo stesso periodo del 2023), mentre continua il calo sui mercati esteri per la Nocciola e frutta piemontese (-16%).
Anche la filiera delle conserve, si legge nel report, contribuisce positivamente alla dinamica dell’export dei distretti agro-alimentari con un +5% nei primi nove mesi (+ 112 milioni). Particolarmente positivo l’andamento del comparto conserve dell’Alimentare di Parma (+15,3%, che compensa l’andamento negativo del comparto pasta e dolci del distretto). Anche il distretto delle Conserve di Nocera chiude in leggera progressione (+2% tendenziale).
L’analisi indica poi un miglioramento delle vendite estere del comparto di carni e salumi (+3,1% ovvero +59 milioni). Si distinguono le Carni di Verona, che realizzano 23 milioni di incremento sui mercati esteri (+4,6%), ma crescono anche i Salumi dell’Alto Adige (+15,1%, circa 10 milioni in più) e i Salumi di Parma (+5,2%, + 20 milioni).
La filiera del lattiero-caseario nel complesso avanza del 5,2% (con 95 milioni di euro in più), quasi interamente merito del distretto Lattiero-caseario parmense, che segna +38,3%). In progressione anche il Lattiero-caseario di Reggio Emilia (+16,7%), mentre calano leggermente il Lattiero-caseario sardo (-2%), la Mozzarella di bufala campana (-1%) e il Lattiero-caseario della Lombardia sud-orientale (-2,2%)
Nei primi 9 mesi del 2024 avanza anche la filiera del caffè (+9,5%), con ottimi andamenti per tutti e tre i distretti che la compongono. Il Caffè, confetterie e cioccolato torinese realizza 718 milioni di vendite all’estero (+7,7%). Positivi anche il Caffè di Trieste (+15,4%) e il Caffè e confetterie del napoletano (+9,7%).
Particolarmente di rilievo l’andamento della filiera dell’olio, quella che contribuisce maggiormente alla crescita delle esportazioni dei distretti agroalimentari. Nei primi nove mesi del 2024 realizza infatti un aumento di 522 milioni ovvero +52,4% a prezzi correnti. Il distretto dell’Olio toscano in particolare registra 389 milioni in più (+56%), ma positivi sono anche l’andamento dell’Olio umbro (+33%) e del comparto oleario dell’Olio e pasta del barese (+60%).
La filiera del riso chiude sostanzialmente invariata (-0,3% nei primi nove mesi del 2024), con andamenti simili per i due distretti che la compongono, ovvero Riso di Pavia (-0,4%) e Riso di Vercelli (-0,2%). Bene, infine, il distretto dell’Ittico del Polesine e del Veneziano: +11,6% nei primi nove mesi del 2024.
Guardando ai mercati di destinazione, l’analisi indica come primo partner dei distretti agroalimentari la Germania, con vendite in aumento nei nove mesi del 6,9%.
Crescono anche le esportazioni verso gli USA (+17%), la Francia (+5,4%), mentre è sostanzialmente stabile il Regno Unito (+0,7%).
Le economie emergenti, che rappresentano il 20% del totale delle esportazioni distrettuali agroalimentari, crescono del 6,8% nel terzo trimestre (+8,7% nei nove mesi) contro un +9,8% delle economie avanzate (+7,5% nel periodo gennaio-settembre 2024).
Tra queste vanno segnalate Polonia (+11,9% nei nove mesi), Romania (+14,5%), Brasile (+14,4%) e Russia (+10,2%), bene anche la Cina (+7%) grazie allo sprint del terzo trimestre (+15,6%).
https://www.supplychainitaly.it/2025/02/14/continua-la-crescita-delle-esportazioni-dei-distretti-dellagroalimentare-77/

Gas: per clienti vulnerabili tariffe più alte del 21%

Gas, Assoutenti: per clienti vulnerabili tariffe più alte del 21% rispetto allo stesso periodo del 2024
Bolletta media sale a 1.393 euro annui a famiglia, +243 euro sul 2024. Governo intervenga
Con l’aggiornamento delle tariffe del gas per i clienti vulnerabili disposto oggi da Arera, la spesa di una famiglia tipo che consuma 1.100 metri cubi all’anno risulta più alta del 21,1% rispetto allo stesso periodo del 2024 – afferma Assoutenti.
“Gli utenti più deboli che rientrano nella vulnerabilità stanno subendo le tensioni delle quotazioni all’ingrosso del gas, al punto che le tariffe di gennaio risultano più elevate del 21,1% rispetto a quelle in vigore nello stesso periodo dello scorso anno, quando il prezzo del gas era pari a 104,56 centesimi di euro per metro cubo, con un aggravio di spesa (nell’ipotesi di prezzi costanti) pari a +243 euro a famiglia su base annua, considerato un consumo da 1.100 metri cubi – afferma il presidente di Assoutenti, Gabriele Melluso – Il Governo deve ora intervenire per assicurare nel mercato tutelato prezzi agli utenti meno cari degli attuali, e per promuovere nel settore dell’energia elettrica il passaggio dei vulnerabili al Servizio a Tutele Graduali, attraverso il contributo delle associazioni dei consumatori per una campagna informativa a tappeto che aiuti i consumatori a risparmiare sulle bollette dell’energia”.
https://www.assoutenti.it/gas-per-clienti-vulnerabili-tariffe-piu-alte-del-21/

Rapporto di Export USA: Andamento dell’interscambio commerciale Italia-USA

Andamento dell’interscambio commerciale Italia-USA : Aggiornamento del 14 Gennaio 2025
Secondo i dati ISTAT più recenti, nel 2023 le esportazioni italiane negli Stati Uniti hanno raggiunto i 67,3 miliardi di euro.
Nel 2023 gli Stati Uniti sono stati il secondo paese per l’export italiano, dietro solo alla Germania (74,6 miliardi di euro di esportazioni italiane) In terza posizione c’è la Francia, con 63,4 miliardi di euro di esportazioni arrivate dall’Italia.
Le importazioni in Italia provenienti dagli Stati Uniti, invece, hanno raggiunto i 25,2 miliardi di euro. Dunque, nel complesso l’interscambio commerciale tra i due Paesi vale più di 92 miliardi di euro (la somma tra esportazioni e importazioni), con un saldo commerciale positivo per l’Italia di 42 miliardi di euro, dato che le esportazioni sono più alte delle importazioni. Gli Stati Uniti sono quindi il terzo partner commerciale dell’Italia, dopo Germania e Francia.
Nel 2023 l’Italia è stata il primo paese dell’Unione europea per esportazioni negli Stati Uniti nei settori di produzione tipici delle PMI – vino e produzione alimentare, moda, arredamento, prodotti in metallo, gioielleria e occhialeria – con 7,2 miliardi di euro di esportazioni, davanti a Germania, dove l’Italia ha registrato esportazioni per 13,6 miliardi di euro, e Francia con 8,2 miliardi di export nel 2023.
L’Italia è al primo posto tra i 27 paesi dell’Unione europea per esportazioni negli Stati Uniti per abbigliamento e accessori moda con 5,1 miliardi di esportazioni [2,4 miliardi di euro per abbigliamento e 2,7 miliardi per pelli lavorate], per prodotti alimentari con 4,0 miliardi di euro, a cui aggiungere esportazioni di vino nel mercato USA pari a 1.8 miliardi di euro, e di arredamento con 1,6 miliardi. L’Italia è anche il primo esportatore europeo negli Stati Uniti sia per la gioielleria con 1,6 miliardi di euro di vendite nel mercato Americano, che per calzature con 1,4 miliardi di euro di esportazioni.
Quella che segue è la comparazione con i maggiori paesi esportatori dell’Europa agli USA e in questa classifica l’Italia si posiziona al secondo posto tra i paesi europei.
In termini assoluti, invece, l’Italia è l’undicesimo paese esportatore negli Stati Uniti.
Di converso, il mercato americano è la seconda destinazione per le esportazioni italiane con una quota pari al 10.5% [periodo Gennaio – Ottobre 2023]

Quote di mercato rispetto al totale delle esportazioni negli Stati Uniti [Periodo Gennaio – Novembre 2023]
• Germania 5.15%
• Italia 2.36% [ovvero fatto 100 il totale delle esportazioni negli Stati Uniti, il 2.36% proviene dall’Italia]
• UK 2.07%
• Francia 1.86%
• Spagna 0.75%

 https://www.exportusa.us/statistiche-esportazioni-Italia-stati-uniti-2020.php

Aumenta l’export italiano in ASEAN I dati del 2024: record per la crescita delle esportazioni Made in Italy in Vietnam

Il rialzo dei dazi da parte degli USA potrebbe avere effetti positivi per l’export italiano, soprattutto da parte dei mercati internazionali emergenti.

Secondo un approfondimento messo a punto dal Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, dopo la riunione presieduta dal Ministro Antonio Tajani con alcuni rappresentanti del sistema produttivo italiano, un ruolo importante potrebbe avere l’apprezzamento del dollaro sull’euro, verificatosi negli ultimi mesi, unito all’aumento delle scorte di merci da parte delle imprese USA.

Anche le misure tariffarie più elevate contro Cina e Messico potrebbero avere effetti opposti, aprendo spazi competitivi per le Imprese italiane.

In particolare, segnala il Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, importanti opportunità per l’export italiano vengono dai mercati emergenti: Mercosur, India, ASEAN, Paesi del Golfo, Africa e Balcani.

Le esportazioni italiane nell’Area ASEAN hanno raggiunto 9,7 miliardi di euro nel 2023, con una crescita del 5,1%, confermata da un’ulteriore +11% nel 2024.

I settori trainanti sono macchinari, chimica, tessile e agroalimentare.

Sebbene il saldo commerciale sia negativo, il deficit si è progressivamente ridotto grazie alla crescente competitività delle Imprese italiane.

Nello specifico, nel 2024 l’aumento più significativo è quello verso il Vietnam, dove si registra un ragguardevole +25%.

La crescita riguarda anche gli altri Stati dell’ASEAN, e il dato è una chiara testimonianza della crescente apertura del mercato asiatico, che continua a rappresentare una frontiera chiave per l’industria italiana.

Il trend si sta addirittura intensificando, visto che il solo dato di dicembre 2024 è addirittura di un aumento del 39,9%.

Negli ultimi sei anni, l’interscambio commerciale complessivo tra Italia e ASEAN è cresciuto circa del 40%, più di Regno Unito, Germania e Francia, evidenziando il grande dinamismo delle relazioni economiche Italia-ASEAN.

Gli strumenti di cooperazione economica tra l’ASEAN e l’Italia sono diversi e sfaccettati.

Comprendono accordi commerciali, trattati di investimento, joint ventures e programmi di cooperazione economica e tecnica.

Questi strumenti mirano a ridurre le barriere commerciali, a promuovere gli investimenti, a favorire il trasferimento di tecnologia e a rafforzare i legami economici tra l’ASEAN e l’Italia.

Insieme, costruiscono partenariati economici resistenti e reciprocamente vantaggiosi.

Ad oggi, gli Investimenti Esteri Diretti italiani nell’ASEAN valgono 7,7 miliardi di euro, mentre gli Investimenti Esteri Diretti ASEAN ammontano a più di 800 milioni di euro.

Si tratta dei maggiori aumenti esponenziali, da quando è stata fondata l’Associazione Italia-ASEAN

https://www.itasean.org/wp-content/uploads/2025/02/Newsletter-7-febbraio-25-it.pdf

Dichiarazione Confindustria : L’incertezza dei costi dell’energia sta pesantemente penalizzando le imprese del territorio

L’incertezza dei costi dell’energia sta pesantemente penalizzando le imprese del territorio Roberta Finaurini, Vicepresidente di Confindustria Ancona con delega alla transizione energetica lancia un grido di allarme Ancona, 4 febbraio 2025 – “L’Italia ha il mercato elettrico più caro d’Europa.
In un solo anno, il costo dell’energia è cresciuto del 43%: nel 2024 abbiamo pagato il 38% in più rispetto alla Germania, l’87% in più rispetto alla Francia, il 72% in più rispetto alla Spagna: questo significa mettere a rischio la competitività delle nostre imprese e, con essa, il futuro del sistema Paese. Non c’è più tempo, occorre un cambio di passo”.
E’ Roberta Finaurini, Founder e CEO di Energy Building Group e Vicepresidente di Confindustria Ancona con delega alla transizione energetica a lanciare il grido di allarme.
“Le nostre imprese sono stanche di non poter avere certezze sul prezzo dell’energia: la volatilità dei prezzi, oltre a metterci in condizioni di svantaggio rispetto ai nostri competitori europei, ci impedisce di programmare anche quegli investimenti necessari ad accelerare la transizione energetica”.
Tanto più che nel 2025 si annunciano ulteriori fattori di incertezza: lo stop del flusso di gas dalla Russia all’Europa, la rapida discesa degli stoccaggi di gas, la politica monetaria della BCE e non ultimo la posizione della nuova amministrazione USA sulle politiche energetiche e sul green deal.
Il motivo principale di questo gap risiede nella struttura del mix di generazione del prezzo: in Italia il prezzo dell’energia elettrica è ancora legato al prezzo del gas, su cui grava anche il costo delle emissioni di CO2: e questo nonostante l’energia elettrica in Italia sia prodotta solo al 42% dal gas naturale.
Seppure sia chiaro che il tema vada affrontato a livello nazionale, è altrettanto evidente che l’impatto del costo dell’energia si ripercuote anche sulle aziende del nostro territorio.
“Sento tanti colleghi imprenditori che sono seriamente preoccupati e che chiedono a gran voce risposte efficaci. Credo che il nostro compito principale sul territorio sia quello di promuovere una nuova cultura rispetto all’adozione di impianti di energia rinnovabili, che non possono più essere solo legati ad un immediato vantaggio economico, bensì frutto di una scelta consapevole nell’ottica del rispetto dell’ambiente. Su questo abbiamo bisogno del supporto della politica regionale e delle amministrazioni pubbliche. Alcuni piccoli Comuni, ad esempio, stanno investendo sulle CER, tema che stiamo attenzionando anche noi come Confindustria Ancona. Stiamo anche lavorando per concretizzare alcuni progetti per sostenere le aziende associate nel trovare strategie efficaci di gestione dell’energia. Tra le iniziative organizzeremo le Giornate dell’Energia, un momento di confronto di alto livello in cui coinvolgeremo aziende sia locali che nazionali, istituzioni, amministrazioni pubbliche con l’obiettivo di monitorare gli scenari energetici e analizzare strumenti e strategie per il futuro”.
“Apprezziamo l’impegno della Regione Marche e l’imminente uscita del Bando Energia e imprese anche se temiamo che i circa 20 milioni di euro non saranno sufficienti per le nostre imprese, in particolar modo per quelle di medie e grandi dimensioni.
Bene la strada intrapresa dunque, ma per rendere le nostre aziende davvero più competitive e metterle in condizioni di difendersi dalle speculazioni energetiche internazionali serve uno sforzo ulteriore. Potrebbe essere utile, oltre ad aumentare le risorse destinate al bando, creare un sistema di cofinanziamento che permetta alle imprese del nostro territorio di condividere il rischio finanziario, con incentivi mirati, come sgravi fiscali per alleggerire il carico finanziario sugli imprenditori”.
Confindustria Ancona sta monitorando con attenzione anche i progetti di costituzione delle cosiddette Hydrogen Valleys che dovrebbe essere insediate nelle Marche grazie ai fondi del MASE e del Mef, anche se è prematuro darne una valutazione concreta in termini di reale fattibilità e di effettivo vantaggio per le imprese.
Sulla produzione di energia green è confortante l’ultimo dato del rapporto EMBER che ci dice che nell’ultimo anno in Italia la produzione da solare fotovoltaico ha raggiunto un massimo storico del 14%: nel 2024, grazie alla forte crescita del solare fotovoltaico e dell’idroelettrico, quasi la metà dell’elettricità prodotta in Italia è stata da fonti rinnovabili.
“Un bel segnale tanto più se consideriamo i vincoli e le restrizioni imposti nel nostro paese all’installazione degli impianti fotovoltaici”.
Confindustria sta già lavorando a livello nazionale con una serie di proposte concrete per correggere il sistema di formazione del prezzo, svincolando il prezzo delle rinnovabili da quello delle fonti fossili attraverso la creazione di un mercato secondario in cui GSE diventerebbe in sostanza acquirente centralizzato di energia rinnovabili.
Questo metterebbe i consumatori al riparo dall’eccessiva volatilità dei prezzi e immetterebbe liquidità sul mercato dell’energia, che potrebbe essere impiegata per investimenti. Un circolo virtuoso in sostanza.
“Il nostro auspicio è che il Governo ascolti le istanze delle aziende. L’energia non è unicamente un costo, è il motore del nostro sviluppo economico. Come ha giustamente sottolineato il presidente Orsini, agire ora vuol dire proteggere il nostro presente e costruire un futuro più solido per l’industria e per l’Italia”.
Guarda la rassegna su ANSA, Centropagina, Corriere Adriatico, gaeta.it

Maria Giovanna Gallo| Ufficio Stampa Confindustria Ancona

g.gallo@confindustria.an.it|mobile 334 6582671

https://www.confindustria.an.it/lincertezza-dei-costi-dellenergia-sta-pesantemente-penalizzando-le-imprese-del-territorio/ 

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